L’uno dopo l’altro,
l’uno dopo l’altro, i secondi si rincorrevano: regolari e incalzanti. La
lancetta aveva già fatto cinque giri e trequarti da quando Alice
aveva preso a fissarla. Erano le 3:54 del 1 gennaio.
Alice se ne stava nel
letto rannicchiata, immobile, sotto al piumone che le lasciava scoperti
solamente gli occhi e metà di naso, ghiacciato. La serata era durata anche
troppo, avevano retto fino alle 2:30 tutti assieme attorno al camino, poi
finalmente la compagnia si era scolta e lei aveva potuto ritrovarsi nell’unica
condizione che le si addiceva in quel momento: la solitudine.
In fondo non le era
mai piaciuta la notte di capodanno, l’aveva sempre considerata una grande bugia collettiva. Tanti propositi per l’anno nuovo destinati a durare quanto un colpo
di petardo, tante attese per una serata sempre destinata “indimenticabile” ma
che puntualmente diventava per lei qualcosa da rimuovere per noia, per imbarazzo,
per delusione.
Eppure c’era qualcosa
che la notte di San Silvestro era in grado di scatenare in lei: l’insorgere
insistente di domande ricorrenti, che da tempo indefinito si portava dentro e
che periodicamente riemergevano, come un riflusso, come una marea. Sarà stata
l’influenza di tutte le grandi riflessione che vedeva formulare dagli altri in
previsione di questa “grande serata”, sarà stata la sua natura malinconica che
risentiva profondamente di ogni addio (sì, anche di quello ad un anno
–mediocre- che se ne stava andando), fatto sta che Alice si ritrovò a fissare
l’orologio sopra la sua scrivania interrogandosi sull’essenza stessa di quella
notte.
Aveva provato a non
pensarci, a sbattersi con crudezza davanti agli occhi tutta l’assurdità del suo
ragionamento, eppure ciò non bastava, Alice continuava a vederla nettissima:
una somiglianza tra l’ “idea stessa” dell’ultimo dell’anno e il senso di tutta
una vita.
Non aveva bisogno di pensarci troppo, le
appariva nettissimo cosa fosse a rendere uniche quelle ore a cavallo del cambio
di data: era la “possibilità”, era l’idea che tra il prima e dopo di essere ci fosse una qualche chance
che la realtà assumesse un altro tono, un altro senso, un altro sapore. A tale
conclusione balzana era arrivata
dopo aver notato un dettaglio per i più insignificante o sciocco ma che a lei
parve rivelatore: i bambini che nascono la notte di San Silvestro hanno allo
stesso tempo la possibilità di essere gli ultimi del loro anno, i più piccoli,
quelli che saranno sempre considerati un po’ gli arrivati di straforo e si
riconosceranno per essere spesso più minuti dei loro coetanei (ai quali
peraltro, taluni hanno il sentore di non appartenere a pieno titolo) oppure i
primi dell’anno successivo, i "grandoni", quelli che spiccano in altezza e (si
presume) in intelligenza. Stereotipi? Non più di tanto.
E’ come se in fondo la quella notte e la vita stessa ti dicessero “Senti, caro, non mi
importa molto che tu sia nato di marzo-maggio-agosto-novembre, la domanda
fondamentale è sempre e solo una: dicembre o gennaio?” Sei di un anno o di quello successivo? Sei
dentro o sei fuori? Sei o non sei?.
Un po’ come lo stretto
di Bering, l’unica nozione di geografia che le fosse mai rimasta veramente
impressa, ovvero quello stretto braccio di mare che separa il punto più ad est
del continente asiatico dal punto più ad ovest di quello americano. Cosa c’entra?
Beh quegli 85 chilometri sono il
pezzetto di terra in cui il mondo finisce…per poi ricominciare nella sua
circolarità, l’anello in cui si sfiorano due blocchi contrapposti. Anche per quel luogo viene da
chiedersi: sei America o sei Asia? Sei l’oggi o sei il domani?.
Ma di fatto: cosa
demarca il confine tra le due alternative in gioco?. Alice alle 3:54 di quel 1
gennaio come tanti altri, vide balenare davanti a sé la sua risposta: tutto e
niente. Le parve lampante. Quel mare, di fatto, è solo mare, come del resto
quell’istante tra le 23:59 e 0:00 non è nient’altro che un prosaico e difettoso Bosone di
Higgs incapace di trasformare l’ “energia” delle illusioni in una “materia” che
sia costituzionalmente diversa da quella generata 1 secondo prima.
Quell’istante è solo "un
istante" e allora il ragazzo che nasce appena prima di lui è diverso da quello
che nasce appena dopo di esso? Balle, quella ragazzo è sempre lo stesso. I suoi limiti, i suoi talenti, le sue passioni sono e saranno sempre le stesse.
Alice
sgranò gli occhi, spiazzata ma non turbata, quel ragionamento di chiarezza
quasi scientifica l’aveva destabilizzata: era tanto lampante da risultare
crudele. Le sembrava demolisse tante contrapposizioni in cui spesso si era
perduta, occupatissima a
scegliere da che parte stare, era capace di toglierle di mezzo come si spazzano le foglie
da un piazzale, facendo sì possa vedere di nuovo il ruvido asfalto che lo
costituisce. Ora, finalmente, Alice poteva osservarlo e leggervi a chiare lettere: “Siamo o ci
fanno essere?”.